Tár

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Non essere così ansioso di sentirti offeso. Il narcisismo delle piccole differenze porta alla forma più noiosa di conformismo.

Storicamente, non ci sono state molte donne scelte per dirigere importanti orchestre in Europa e nel resto del mondo.

Lydia Tár lo sa bene, essendo diventata famosa per essere stata la prima donna a dirigere la Berliner Philharmoniker in concerto.

Lydia ha il suo modo di gestire ciò che considera la sua orchestra, e questo non sempre viene visto bene dagli altri.

Quando la donna si trova costretta a rispondere sulle ragioni che hanno portato una delle sue assistenti al suicidio, la situazione inizia a sfuggire di mano e tutto sembra andare in una direzione molto lontana da quella che Lydia avrebbe sperato.

Il dramma è pieno di momenti musicali diretti da Todd Field che tutti i fan del cinema non possono dimenticare nel ruolo di Nick Nightingale nell’ultimo, favoloso lavoro del defunto maestro Stanley Kubrick, ovvero Eyes Wide Shut (1999).

Bene, sembra che il regista abbia imparato molto bene le tecniche di Kubrick, proponendole qui con diverse variazioni in uno stile personale e diverso, come se fossero un’evoluzione naturale del lavoro del maestro di tutti i maestri.

Un tema fondamentale della trama è dato dal titolo stesso, in cui la parola tár sembra essere una leggera variante del termine russo zar, dal latino caesar, usato ovunque nel mondo per rappresentare una persona che comanda un luogo e/o una situazione in modo personale e pieno di egoismo.

In breve, un piccolo despota che, a differenza di un dittatore, non usa un movimento per darsi forza, ma invece usa i capricci di quelli che gli stanno attorno in modo cinico e talvolta anche brutale, mostrando una sensibilità vicina allo zero.

Ciò che abbiamo appena descritto rappresenta il modo di essere della protagonista Lydia Táreccellente Cate Blanchett nella parte – capace di mostrare come, tuttavia, anche un piccolo leader che si crede onnipotente possa vedere il suo piccolo giardino diventare un castello in frantumi quando la galassia di persone che crede di guidare decide di non tollerare più il suo comportamento e i suoi modi di essere.

In questo senso, la sezione trasversale dell’universo della musica classica che Todd Field ci offre è fenomenale, permettendoci di esplorare e quindi di capire la logica che lo governa e che ne guida il funzionamento.

In tutto questo, a prima vista, la storia della vita amorosa di Lydia, una donna apertamente omosessuale, sembra essere fuori tono.

Possiamo invece dire come ciò rappresenti, nel mondo di oggi pieno di stereotipi che descrivono l’universo LGBTQ come qualcosa da accettare senza riserve, uno dei primi e migliori esempi in cui un regista ha il coraggio di raccontare il male della sessualità omosessuale femminile quando emerge.

Potrebbe sembrare strano a qualcuno, ma ci sono persone sbagliate e cattive anche tra gli omosessuali e non solo tra gli eterosessuali.

Oltre alla Blanchett, tutti gli altri attori principali sono eccellenti, con particolare menzione a Noémie Merlant e Mark Strong.

È anche interessante vedere come funziona la relazione genitore-figlio in una coppia di donne omosessuali, un tema troppo poco analizzato in passato.

La musica è meravigliosa, specialmente quando viene raccontata quasi dal vivo dall’orchestra diretta da Lydia: in questi momenti sembra quasi di essere davvero a un concerto, e questo conquista veramente.

Anche le location scelte sono bellissime, e gli scatti sono preziosi, in modo kubrickiano.

Ultimo ma non meno importante, dato che si sa che la parola zar proviene dal russo, si sa anche che la giovane artista appena arrivata è una signora russa, che cattura l’attenzione di Lydia. Il regista ce ne fa scoprire in dettaglio i comportamenti e le modalità di essere e fare.

Questi continui riferimenti alla Russia potrebbero essere una coincidenza, ma in tempi di guerra come questi, devono avere qualche significato.

Abbiamo espresso la nostra opinione, e vi lasceremo liberi di esprimere la vostra, tuttavia, vi consigliamo di vedere questo film, un prodotto sicuramente da non perdere.

 

Direttore: Todd Field

Cast: Cate Blanchett, Noémie Merlant, Adam Gopnik, Marc-Martin Straub, Egon Brandstetter, Ylva Pollak, Paula Först, Sylvia Flote, Sydney Lemmon, Mark Strong, Nicolas Hopchet, Zethphan D. Smith-Gneist, Kitty Watson, Alec Baldwin, Jessica Hansen, Nina Hoss, Mila Bogojevic, Alma Löhr, Sophie Kauer, Allan Corduner, Dorothea Plans Casal, Fabian Dirr, Julian Glover, Christian Höcherl, Jan Wolf, Peter Hering, Artjom Gilz, Han Lai, Andreas Jentzsch, Daniel Söhner, Tilla Kratochwil, Marie-Lou Sellem, Marie-Anne Fliegel, André Röhner, Lydia Schamschula, Alexandra Montag, Chalee Sricharoen, Rose Knox-Peeblesher, Frank Röth, Normann Höhne, Sven Rothe, Jasmine Leung, Johann von Bülow, Oliver Mills, Xenia Assenza, Johanne Murdock, Sam Douglas, Burkhard Nitsch, Christoph Tomanek, Sarah Bauerett, Murali Perumal, Vincent Riotta, Vivian Full, Ed White, Lucie Pohl, Lee R. Sellars, Ian Gallego, Joy Villanueva, Aldrin Poblete, Froilan Japano, Pattarawadee Thiwwatpakorn, Parami Mingmitpatanakun, Prapruttam Khumchat, Jevimary de Guia, Kenneth Won, An Cerne, Wenteng Chang, Songha Choi, Rucheng Fan, Christopher Lindner, Sarah Martin, Levin Petersen, Qu Yunrui, Diana Birenyte, Arthur Gannaban, Phongphairoj Lertsudwichai

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Da Non Perdere
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Il Cinema è come il sangue: non posso mai restarne senza, pena la morte. Ci siamo capiti, vero?
tarIl film esplora il mondo della musica classica e il comportamento egoistico e manipolatore di Lydia - ottima Cate Blanchett nella parte - che porta alla rovina della sua carriera. Si parla anche della relazione conflittuale e non vera in una coppia di donne omosessuali, con musica di alto livello e scelte di location e riprese in stile kubrickiano. La pellicola colpisce anche per i suoi continui riferimenti indiretti alla cultura russa.

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