Una forza incredibile… senza misericordia (Marcello – Enrico Borrello)
A quattro anni di distanza da Freaks Out (2021), Gabriele Mainetti torna al cinema portando avanti la sua proposta di rivisitazione e fusione di generi apparentemente lontani. Se con Lo Chiamavano Jeeg Robot (2015) il regista aveva estratto il filone supereroistico dall’abusato contesto statunitense, non solo stravolgendolo in meglio e dando vita ad un antagonista in stile Joker tra i migliori mai visti, ma radicandolo anche in una romanità accogliente e calorosa senza però mai sfociare nella banalità e nel sapore di già visto, qui la stessa operazione viene svolta sul gettonato sottogenere dell`action con arti marziali usate in coreografie pulite e ben visibili, al quale mancava un valido esponente italiano e che Mainetti ci regala, facendo attenzione a rispettarne i dettami e le citazioni. Non mancano, infatti, combattimenti in cucine piene di utensili, rampe di scale infinite e locali in stile orientale, mostrando chiaramente la sua ragion d’essere. Allo stesso tempo, il contesto romano conferisce alla pellicola un senso di freschezza e originalità, rendendola migliore della somma delle sue parti.
Obiettivamente, infatti, se si prendono separatamente le due anime del film, quella action e quella sentimentale/drammatica, queste seguono binari classici nel loro svolgimento insieme, grazie ad una scrittura comunque sempre attenta a non cadere mai nel compitino, e riescono ad intrattenere con gusto, perché anche i momenti che sembrano preparare qualcosa di scontato, non lo sono mai del tutto.
La pellicola inizia con una scena d’azione eccezionale, girata magistralmente in termini di ritmo, pulizia, distanza della telecamera, montaggio (tenendo conto anche di un budget molto più basso rispetto alle produzioni estere) e, soprattutto, in grado di integrarsi ottimamente nel contesto in cui viene girata e di usare come pochi altri gli strumenti dello scenario come armi improvvisate, dimostrando come Mainetti abbia studiato e abbia una grande capacità, che con maggiori risorse potrebbe dar vita a chissà quali realizzazioni. Inoltre, anche la fotografia è ottima, capace di esaltare i combattimenti e alcune belle inquadrature dove pioggia e fumo mistificano una protagonista tanto tenebrosa quanto fragile.
Come personaggi di accompagnamento Sabrina Ferilli, nei panni dell’indaffarata proprietaria del ristorante dove cucina il figlio (e co-protagonista) Marcello, e Marco Giallini, che interpreta Annibale, uno strozzino amico di famiglia a cui piace comportarsi da burbero malavitoso, rappresentano nel prodotto la parte più ammiccante al grande pubblico, dando vita però a personaggi validi e mai banali, che nei loro momenti spiccano per umanità e fragilità. Nessuno è veramente imperturbabile, e nessuno è del tutto sopraffatto. Anche la controparte cinese, per quanto sicuramente malsana nel suo modo di industrializzare lo sfruttamento delle donne, si presenta con un antagonista più moderno e originale di quanto ci si potesse aspettare, in quanto non attirato dallo scontro tipico del machismo, che contraddistingue invece Annibale, ma che anzi pensa continuamente al figlio che, nato in Italia e disgustato dalle gesta del padre, si è separato dalla famiglia per diventare un affermato cantante dello scena underground.
La trama, infatti, prende spunto dai canovacci più classici dove malavita, sfruttamento e desideri di affermazione e vendetta sono i punti di partenza per uno svolgimento abbastanza classico, dove il confine tra amici e nemici è sottile, e dove l’indagine dentro se stessi e degli altri porterà i due protagonisti a svelare segreti che Roma è molto brava a tenere altrimenti nascosti. Marcello, infatti, cuoco 30enne nel ristorante di famiglia, è un ragazzo remissivo, in balia dello scorrere del tempo perché troppo prigioniero di un contesto tanto confortevole quanto contemporaneamente anestetizzante. Mei, invece, è il suo opposto, cresciuta quasi in cattività in Cina per via della legge del figlio unico lì in vigore fino al 2015, è ostaggio della sua impulsività, esperta di arti marziali ed in cerca della sorella smarrita, giunta in Italia per guadagnare abbastanza per pagare la multa che il governo cinese richiede per far uscire Mei dall’illegalità.
I due si incontreranno in una zona di Roma che trasuda cosmopolitismo e multiculturalità, ossia Vittorio Emanuele, centro perfetto per ambientare una storia tanto fusion quanto i ristoranti che la abitano nella realtà (accettando, certo, dei picchi di iperbolizzazione per potenziare alcune sequenze). Il carattere di Marcello riesce a rendere credibile gli avvenimenti tra lui e Mei, dove l’incapacità di comunicare tra loro li porterà ad avere molta pazienza nel cercare di comprendersi, forzandoli ad approfondire maggiormente le loro motivazioni e ricordandoci, alla fine, come l’empatia sia l’unica vera lingua universale.
La Città Proibita
Regia: Gabriele Mainetti
Attori: Yaxi Liu, Enrico Borello, Sabrina Ferilli, Marco Giallini, Luca Zingaretti, Shanshan Chunyu
Durata: 138 minuti
Uscita: 13 marzo 2025